Margie Pennetti: l’artista burlesque italiana più amata in America negli anni ’20

Margie Pennetti: l’artista burlesque italiana più amata in America negli anni ’20

Margie Pennetti era una burlesque performer italiana che negli anni  ’20 ebbe successo in America. Tra i suoi fan, persino lo scrittore Henry Miller, che la citò diverse volte nei suoi libri. Scopriamo la sua storia.

Quello di Margie Pennetti è un nome citato di rado, nei libri dedicati al burlesque. Eppure per noi italiani amanti del genere dovrebbe ricoprire un ruolo di rilievo, visto che nacque proprio in Italia (possiamo supporre in Campania o in Puglia, dove questo cognome è maggiormente diffuso). Dotata di una voce notevole, venne però celebrata in diverse occasioni dallo scrittore Henry Miller per una sua particolare caratteristica fisica (della quale parliamo più avanti).

Nonostante questo, le notizie su di lei sono non facili da reperire, e ancor meno le immagini. Abbiamo quindi cercato di ricostruire la sua carriera e scoprire il suo aspetto attraverso una ricerca approfondita, basata soprattutto sui quotidiani e le riviste dell’epoca.

Margie Pennetti
Margie Pennetti (da “Democrat and Chronicle”, Rochester, New York, 8 Novembre 1925, p. 58)

Burlesque performer e cantante

Il nome reale di Margie Pennetti era probabilmente Michelina Pennetti, con il quale venne citata in diverse occasioni sulla stampa (che talvolta ne storpiò il nome in Michalena). Secondo un censimento dello stato di New York nacque in Italia nel 1891, mentre nel 1925 abitava nel Bronx. Non sappiamo quando effettivamente giunse negli Stati Uniti, ma probabilmente circa un decennio prima.

Risale infatti al 10 agosto del 1913 la prima volta che si fa cenno all’artista in un quotidiano, il Boston Globe (1)The Boston Globe, Boston, Massachusetts, 10 Agosto 1913, p. 46, in un trafiletto dedicato allo spettacolo The High Life Girls. Qui viene definita “one of the song birds of burlesque”, rivelandoci quindi che si esibiva già anche come cantante.

Margie Pennetti
Immagine di Margie Pennetti per la promozione di “High Life Girls” (da “The Boston Globe”, Boston, Massachusetts, 10 Agosto 1913, p. 47)

Avrebbe messo a frutto questa sua dote per tutta la sua carriera. Lo dimostra la rubrica “Melody Mart” sulla rivista musicale Billboard, nella quale ogni settimana venivano elencate le canzoni cantate negli spettacoli burlesque più rilevanti, affiancate dal nome dell’esecutrice o dell’esecutore. Margie Pennetti era una presenza costante, con brani popolari dei quali, purtroppo, si è spesso persa memoria: Oh, Henry, Margie, I’m Going a Way Up to Mars, Timbuktu, Bright Eyes, Scandal

Da “Billboard”, 13 Novembre 1920, p. 30

Era anche pubblicizzata come “la Anna Held del burlesque”, in virtù della sua imitazione della celebre showgirl delle Ziegfeld Folies.

Margie Pennetti viene definita la “Anna Held del burlesque” (da “The Boston Globe”, Boston, Massachusetts, 13 Agosto 1913, p. 4)

Nel 1919 si esibiva al National Winter Garden, gestito dai fratelli Minsky a New York, insieme a colleghe che avrebbero fatto la storia del burlesque: Mae Dix e Carrie Finnell.(2)Zeidman, Irving, The American Burlesque Show, New York, Hawthorn Books, 1967, p. 130

Gli anni dei successi

Nel 1925 fu la protagonista di The Stolen Sweets, uno degli spettacoli che ebbero maggiore successo.

Pubblicità di “Stolen Sweets” con Margie Pennetti (tratta da “The Buffalo Times”, Buffalo, New York, 1 Novembre 1925, p. 72)

Come accennato, a quell’epoca viveva nel Bronx, distretto ad alta concentrazione di immigrati italiani. Quando le capitava di esibirsi in zona, l’artista si lanciava in omaggi al Bel Paese a beneficio del pubblico di compatrioti, tanto da arrivare a spogliarsi sulle note di ‘O sole mio (3)Zeidman, Irving, The American Burlesque Show, New York, Hawthorn Books, 1967, p. 118.

La rivista Variety la definì «the sizzling Señorita of burlesque»(4)Shteir, Rachel, Striptease: The Untold History of the Girlie Show, Oxford University Press, 2004, p. 86, confermando il luogo comune degli americani che confondono Italia e Spagna.

Nel 1926 ci fu probabilmente un timido tentativo cinematografico di Margie Pennetti: secondo un catalogo di copyright di opere cinematografiche americane, firmò un cortometraggio dal titolo An Immigrant’s Day At The Movies. Purtroppo non abbiamo trovato altre informazioni a riguardo.

Il 1927 fu un anno particolarmente impegnato, per la burlesque performer italiana. Grazie allo show Naughty Nifties, in cui veniva presentata come “The Italian Songbird”, la stampa parlò di lei in modo entusiastico(5)Wilkes-Barre Times Leader, The Evening News, Wilkes-Barre, Pennsylvania, 11 Gennaio 1927, p. 16.

Sulla destra, pubblicità di “Naughty Nifties” con Margie Pennetti (da “Times Union”, Brooklyn, New York, 27 Gennaio 1929, p. 29)

Successivamente ci furono lo spettacolo Sky Rockets (6)The Evening News, Wilkes-Barre, Pennsylvania, 22 Gennaio 1927, p. 5 e un altro show da annoverare tra i suoi maggiori successi: Hello Paree.

Margie Pennetti
Pubblicità di “Hello Paree” con Margie Pennetti (da “The York Dispatch”, York, Pennsylvania, 31 Agosto 1927, p. 11)

Gli ultimi anni sul palco

Dopo qualche anno di fermo, nel 1930 fu applaudita nel burlesque show The Parisian Models. In quel periodo si esibiva anche allo Union Square Theatre di New York, gestito da Ben Kahn, nuovamente insieme alla collega Mae Dix.(7)Zeidman, Irving, The American Burlesque Show, New York, Hawthorn Books, 1967, p. 126. Ma gradualmente si trovò a esibirsi su palchi minori, in spettacoli meno articolati che non erano altro che un’alternanza di burlesque performer. I fasti degli show più ricchi e nei grandi teatri erano ormai lontani.

L’ultimo accenno sulla stampa alla sua attività sul palco, alla burlesque house Bijou di Philadelphia, è dell’8 maggio 1932(8)The Philadelphia Inquirer, Philadelphia, Pennsylvania, 8 Maggio 1932, p. 74 Si ritirò dalle scene in quel periodo(9)Zeidman, Irving, The American Burlesque Show, New York, Hawthorn Books, 1967, p. 216 e cambiò del tutto lavoro, gestendo le cucine degli alberghi di seconda categoria o di bar-grill.(10)Billboard, 18 aprile 1936,Vol. XLVIII, n. 16, p. 22

Un fan di rilievo: Henry Miller

Tra Tropico del Cancro (Tropic of Cancer, 1934) e Tropico del Capricorno (Tropic of Capricorn, 1939), lo scrittore Henry Miller pubblicò Primavera Nera (Black Spring, 1936), un libro di dieci racconti. Tra questi c’è The Tailor Shop, in cui l’autore racconta uno dei suoi tanti vagabondaggi urbani. Qui fa capolino Margie Pennetti:

Hop back to New York and drop off at the Burlesk where the usher knows me. The first three rows always filled with judges and politicians. The house is dark and Margie Pennetti is standing on the runway in a pair of dirty white tights. She has the most wonderful ass of any woman on the stage and everybody knows it, herself included.(11)Miller, Henry, Black Spring, 1936. Versione consultata: Grove Press, New York, 1963, pp. 121-122

(Torno di nuovo a New York e vado al Burlesk dove la maschera mi conosce. Le prime tre file sono sempre piene di giudici e uomini politici. La sala è buia e Margie Pennetti se ne sta sulla passerella in calzamaglia bianca e sporca. Ha il culo più straordinario che mai donna abbia mostrato sul palcoscenico e tutti lo sanno, compresa lei stessa.)(12)Nostra traduzione.

"Black Spring" di Henry Miller
La copertina della prima edizione di “Black Spring” di Henry Miller (1936)

Già in un romanzo precedente, Uccello Pazzo (Crazy Cock, scritto nel 1930 ma pubblicato postumo) c’era un riferimento a questa burlesquer: in un passaggio, il protagonista spiega che la sua amante muove il fondoschiena dondolando «à la Margie Pennetti»(13)Miller, Henry, Crazy Cock, Grove Press, New York, 1992, p. 152 (così nel testo originale), facendoci supporre che l’artista avesse un movimento tanto riconoscibile da essere considerato una sua caratteristica distintiva.

Tornando al 1936: quell’anno, lo scrittore Will Slotnikoff avrebbe dovuto pubblicare il libro Cosmic Moments, la cui introduzione era affidata a Miller. Il libro, però, rimase inedito. L’introduzione venne invece recuperata decenni più tardi nella seconda uscita del periodico “The International Henry Miller Letter”, facendoci scoprire che anche lì veniva citata Margie Pennetti con il suo «big, beautiful, really magnificent white ass»(14)The International Henry Miller Letter, volume II, pag. 24. È grazie a questo periodico, pubblicato tra il 1961 e il 1964, che scopriamo che in altri scritti inediti di Miller si faceva riferimento all’artista. Ma, visto che il concetto espresso era più o meno sempre il medesimo, riteniamo che sia superfluo riportarli.

Da ricordare e da immaginare

Difficile dire se Margie Pennetti sia stata la prima artista burlesque italiana in America. Senz’altro all’epoca fu piuttosto conosciuta, benché i momenti più alti della sua carriera siano stati tra il 1925 e il 1929. Ci auguriamo che questa nostra ricerca contribuisca a ricordarla. Allo stesso modo della testimonianza di Henry Miller, con il suo speciale apprezzamento per una parte del corpo di Margie che non vedremo mai, ma potremo solo immaginare.


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Note

Note
1 The Boston Globe, Boston, Massachusetts, 10 Agosto 1913, p. 46
2 Zeidman, Irving, The American Burlesque Show, New York, Hawthorn Books, 1967, p. 130
3 Zeidman, Irving, The American Burlesque Show, New York, Hawthorn Books, 1967, p. 118
4 Shteir, Rachel, Striptease: The Untold History of the Girlie Show, Oxford University Press, 2004, p. 86
5 Wilkes-Barre Times Leader, The Evening News, Wilkes-Barre, Pennsylvania, 11 Gennaio 1927, p. 16
6 The Evening News, Wilkes-Barre, Pennsylvania, 22 Gennaio 1927, p. 5
7 Zeidman, Irving, The American Burlesque Show, New York, Hawthorn Books, 1967, p. 126
8 The Philadelphia Inquirer, Philadelphia, Pennsylvania, 8 Maggio 1932, p. 74
9 Zeidman, Irving, The American Burlesque Show, New York, Hawthorn Books, 1967, p. 216
10 Billboard, 18 aprile 1936,Vol. XLVIII, n. 16, p. 22
11 Miller, Henry, Black Spring, 1936. Versione consultata: Grove Press, New York, 1963, pp. 121-122
12 Nostra traduzione.
13 Miller, Henry, Crazy Cock, Grove Press, New York, 1992, p. 152
14 The International Henry Miller Letter, volume II, pag. 24

A. R.