Ziegfeld, il più grande e folle produttore di Broadway

Ziegfeld, il più grande e folle produttore di Broadway

I nomi di Florenz Ziegfeld e delle sue Follies sono spesso citati in contesti burlesque, anche come fonte d’ispirazione. Il grande produttore non si occupò mai di burlesque e di certo non avrebbe gradito l’accostamento. Eppure, i due mondi non erano così distanti…

Il corpo di ballo delle Ziegfeld Follies 1924 durante le prove di una coreografia.
Il corpo di ballo delle Ziegfeld Follies 1924 durante le prove di una coreografia.

The Poor Man’s Ziegfeld Follies

“The Poor Man’s Ziegfeld Follies”(1)Shteir, Rachel, Striptease: The Untold History of the Girlie Show, Oxford University Press, 2004, p. 64 , ovvero “le Ziegfeld Follies dei poveri”.

Questa era una delle tanti frasi ironiche che i fratelli Minsky, i più importanti impresari burlesque di New York, appendevano sulla facciata dei loro teatri. Basterebbero quelle poche parole a a capire l’influenza degli spettacoli di Florenz Ziegfeld su alcune produzioni burlesque americane dei primi del Novecento.

Non a caso Billy Minsky prendeva a modello quel tipo di show eleganti e scintillanti, per poi chiamare Mae Dix a rifare i numeri di Anna Held, vedette di Ziegfeld. Ma non è un caso neppure che star del burlesque come Gypsy Rose Lee e Bert Lehr venissero in seguito ingaggiate da Ziegfeld stesso. E se pensiamo che il primo successo teatrale americano di Ziegfeld fu The Turtle (1898), ricordato anche per essere stato il primo spettacolo di Broadway nella cui trama era inserito un numero di spogliarello(2)Shteir, Rachel, Striptease: The Untold History of the Girlie Show, Oxford University Press, 2004, p. 49 (anche se tale il termine ancora non esisteva), tutto torna.

Certo, se qualcuno tentava di  le sue produzioni con quelle burlesque, il nostro reagiva tutt’altro che bene. Infatti, la frase “The Poor Man’s Ziegfeld Follies” costò ai Minsky una denuncia da parte del produttore. Eppure, come abbiamo visto, qualche elemento in comune effettivamente c’è.

Ecco la storia di Florenz Ziegfeld…

Florenz Ziegfeld, Jr.
Florenz Ziegfeld, Jr.

Arte? Meglio i cavalli

Florenz Ziegfeld nacque a Chicago il 21 marzo 1868. La sua era una famiglia agiata, di origine tedesca, con un padre musicista e impresario musicale. Ma il giovane Flo sembrava inizialmente disinteressato alle arti. Anzi, a dirla tutta non aveva nemmeno voglia di studiare. Tanto che, a un certo punto, i genitori lo mandarono a lavorare in un ranch, dove effettivamente si appassionò alla vita del cowboy.

Fu necessario Buffalo Bill con il suo Wild West Show, per incuriosire Flo al mondo dello spettacolo. Quando vide il cavallerizzo-entertainer all’opera, decise di seguirlo, facendosi scritturare nella sua compagnia.(3)Brideson, Cynthia, Brideson, Sara, Ziegfeld and His Follies: A Biography of Broadway’s Greatest Producer, University Press of Kentucky, Lexington, KY, 2015 Il ragazzo era entusiasta, ma il padre non era dello stesso avviso, quindi lo riportò a forza all’ovile. Il seme dello show business era comunque piantato.

 

Miserie e fortune di un giovane impresario

Tempo dopo, il ragazzo andò in Europa, dove venne in contatto con gli spettacoli del Vecchio Continente. S’improvvisò impresario e portò con sé negli Stati Uniti ben sette bande militari e numerosi performer russi e francesi. Possiamo supporre che il gusto del giovane Ziegfeld non fosse ancora del tutto formato: le esibizioni dei suoi artisti si rivelarono piuttosto mediocri, e ogni spettacolo si risolse in un fiasco.

Ma gli inizi sono difficili per tutti, talvolta anche per i figli d’arte. Comunque fosse, al novello impresario non mancavano di certo lo spirito d’iniziativa e l’ottimismo. Così si trovò un nuovo artista da proporre: il forzuto Eugene Sandow, ovvero “The Great Sandow”. Mettendo in campo la sua innata abilità promozionale, Ziegfeld rese Sandow una celebrità, tanto da essere considerato nella cultura popolare americana un’icona della bellezza e della forza maschile.

Locandina di uno spettacolo di Eugene Sandow, tra i primi del giovane Ziegfeld
Locandina di uno spettacolo di Eugene Sandow, tra i primi del giovane Ziegfeld

Anna Held, la musa

Forte del successo con Sandow, Ziegfeld collaborò brevemente con il duo comico Weber & Fields, per poi tornare in Europa dove il suo gusto si definì fino a diventare un marchio di fabbrica. In Francia incontrò la showgirl Anna Held, che nel giro di poco tempo divenne sua musa ispiratrice e quindi sposa. Ne fece una stella lanciandola sulle scene americane e costruendole ad hoc spettacoli di rivista di gusto parigino.

Anna Held
Anna Held

Per il pubblico americano, Anna Held diventò subito l’incarnazione della vedette francese tradizionale: da una parte elegante, con un delicato accento continentale, dall’altra prorompente e molto ammiccante. Tanto che spesso, nei brani che cantava, faceva riferimenti maliziosi anche all’arte di spogliarsi. Infatti, nel 1908 alla Mason Opera House di Los Angeles, si esibì nella canzone I’d Like To See a Little More of You spogliandosi dietro uno schermo; un numero che Ann Corio, diva e storica del burlesque, ritiene che sia tra le prime esibizioni di striptease della storia dello spettacolo. (4)Corio, Ann, This Was Burlesque, New York, Madison Square Press, 1968, p. 71

Copertina dello spartito di "I'd Like To See a Little more of You", brano cantato da Anna Held nello spettacolo "A Parisian Model" di Ziegfeld nel 1906.
Copertina dello spartito di “I’d Like To See a Little More of You”, brano cantato da Anna Held nello spettacolo “A Parisian Model” di Ziegfeld nel 1906.

 

Ziegfeld Follies!

Nel 1907, in collaborazione con gli impresari e produttori Charles Dillingham e A.L. Erlanger, il nostro presentò la prima delle sue Ziegfeld Follies!

La prima edizione delle "Ziegfeld Follies", nel 1907
La prima edizione delle “Ziegfeld Follies”, nel 1907

Gli spettacoli di questa serie, prodotta annualmente fino al 1943 con il medesimo nome ma elementi sempre diversi, erano strutturati come le riviste francesi, con comici, cantanti, ballerine, ambientazioni caraibiche, africane, orientali, brasiliane, francesi (soprattutto belle époque), marinare, olimpiche e qualche elemento di nudità. «Il tutto con uno sfarzo neo-barocco che sfidava l’improbabilità dei riferimenti con l’invenzione sontuosa, il vuoto di contenuti con l’esibizione spettacolare dello spreco». (5)Tomasino, Renato, Storia del teatro e dello spettacolo, Palumbo, 2008, p. 830

Un sontuoso allestimento di un'edizione delle "Ziegfeld Follies".
Un sontuoso allestimento di un’edizione delle “Ziegfeld Follies”.

Le caratteristiche differenziavano le Follies dalla concorrenza erano la scelta accurata della bellezza e del fascino femminili e lo splendore dei costumi e dell’allestimento.

«Metteva in scena 120 ragazze le cui figure erano provocanti come i loro volti; ragazze alte e maestose, raggianti di giovinezza e avvolte in abiti inestimabili di pellicce, gemme, pizzi, nastri e fiori, a cui bastava camminare con grazia aristocratica davanti ai riflettori.»(6)Farnsworth, Marjorie, The Ziegfeld Follies, New York, 1956, pag. 25

Gli investimenti fatti per questi spettacoli erano naturalmente notevoli, soprattutto rispetto a quelli per i burlesque show. Per avere un’idea delle proporzioni: i Minsky producevano uno show con $3,500, mentre l’annuale Ziegfeld Follies costava $30,000.(7)Thistle, Frank, “Burlesque”, Real Magazine, giugno 1966, 76, Box 1, Folder 11, HM

Bozzetto di un costume di scena per le "Ziegfeld Follies".
Bozzetto di un costume di scena per le “Ziegfeld Follies”.

Ziegfeld aveva già dato prova del suo estro promozionale con il lancio di Eugene Sandow. Ma raggiunse l’apice con le due frasi di lancio dei suoi spettacoli: “An American Institution” e “Glorifying the American Girl”.  Non a caso, lui stesso finì per essere soprannominato “The Glorifier”.

Rose Dolores nell'edizione 1920 delle "Ziegfeld Follies" (foto di Alfred Cheney Johnston)
Rose Dolores nell’edizione 1920 delle “Ziegfeld Follies” (foto di Alfred Cheney Johnston)

Oltre alle Follies, produsse altri show con il suo nome, come Ziegfeld Midnight Frolic (1919), Ziegfeld 9 O’ Clock Frolic (1921), Ziegfeld’s Revue (1926) e altre.

Non solo: fu anche il produttore di una pietra miliare del musical, Show Boat (1927).

Nel 1924, dopo la separazione da Anna Held, sposò l’attrice Billie Burke, showgirl nata da una famiglia circense(8)Mordden, Ethan, Ziegfeld: The Man Who Invented Show Business, St Martins Press, New York City, NY, 2008, p. 131.

 

Il declino

Il gusto per la bellezza e lo sfarzo, però, sembrarono non andare più di pari passo con la lucidità produttiva. Un po’ perché si era abituato a una certa esagerazione anche nella vita privata, tra vizi e stravaganze. Ma dall’altra perché stava diventando sempre più capriccioso nelle scelte artistiche: allestiva numeri costosissimi, ma dei quali si stancava rapidamente e che toglieva dal programma dopo due serate; amava strappare gli artisti ai concorrenti offrendo cachet elevatissimi, salvo poi lasciarli inutilizzati (ma comunque pagati).

Florenz Ziegfeld arrivò quasi alla rovina finanziaria. A salvarlo non furono le sue Follies, il cui successo era diminuito, bensì una ripresa del musical Show Boat nel 1932.

Morì lo stesso anno, il 22 luglio, a Santa Monica in California.

Dopo la morte di Flo Ziegfeld, la sua vedova Billie Burke autorizzò Jake Shubert a usare il titolo "Ziegfeld Follies" nel 1934 e nel 1936.
Dopo la morte di Flo Ziegfeld, la sua vedova Billie Burke autorizzò Jake Shubert a usare il titolo “Ziegfeld Follies” nel 1934 e nel 1936.

Sipario

Nonostante questo, possiamo dire che Ziegfeld fu il più grande creatore di vedettes della storia del teatro americano, tenendo a battesimo sia performer destinate a una luminosa carriera (come Paulette Goddard, Fanny Brice), grandi entertainer (Eddie Cantor, W.C. Fields) che un’eccezionale generazione di parolieri e musicisti (George Gershwin, Lorenz Hart, Oscar Hammerstein).

Due sono i film dedicati a lui e al suo lavoro: il biografico The Great Ziegfeld (Il paradiso delle fanciulle, 1936) e Ziegfeld Follies (1945).


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Note

Note
1 Shteir, Rachel, Striptease: The Untold History of the Girlie Show, Oxford University Press, 2004, p. 64
2 Shteir, Rachel, Striptease: The Untold History of the Girlie Show, Oxford University Press, 2004, p. 49
3 Brideson, Cynthia, Brideson, Sara, Ziegfeld and His Follies: A Biography of Broadway’s Greatest Producer, University Press of Kentucky, Lexington, KY, 2015
4 Corio, Ann, This Was Burlesque, New York, Madison Square Press, 1968, p. 71
5 Tomasino, Renato, Storia del teatro e dello spettacolo, Palumbo, 2008, p. 830
6 Farnsworth, Marjorie, The Ziegfeld Follies, New York, 1956, pag. 25
7 Thistle, Frank, “Burlesque”, Real Magazine, giugno 1966, 76, Box 1, Folder 11, HM
8 Mordden, Ethan, Ziegfeld: The Man Who Invented Show Business, St Martins Press, New York City, NY, 2008, p. 131

A. R.