Il Burlesque nella storia del teatro: un solo nome per diversi generi

Il Burlesque nella storia del teatro: un solo nome per diversi generi

Il burlesque non è un unico genere teatrale, ma è il nome con cui sono stati conosciuti più generi e stili lungo tutta la storia del teatro, in tempi e luoghi diversi.

Solitamente su questo sito ci focalizziamo sul burlesque più recente, sviluppatosi intorno alla fine dell’Ottocento e poi mutato fino a diventare il genere che vive ancora oggi. Eppure la storia dei generi identificati con la parola “burlesque” inizia ancora prima.

Proviamo quindi a districarci tra burlesque fantastico, parodistico, metateatrale, burlesque burletta, ballad burlesque…

Premessa

In questa analisi tratteremo solo il burlesque come opera destinata alla scena. Non ci occuperemo quindi del burlesque letterario, ma è comunque necessario almeno un accenno a esso per comprendere meglio ciò che fu scritto per il teatro.

In Italia, la parola “burlesco” passa dall’essere un semplice aggettivo a un termine d’uso letterario con Il primo libro dell’Opere burlesche (1548) di Francesco Berni, sorta di evoluzione della “poesia burlesca” appartenente alla tradizione volgare italiana.(1)Ferroni, Giulio, Storia della letteratura italiana. Dal Cinquecento al Settecento, Einaudi, Milano, 1991, pp. 101-102 Così, dall’Italia, si diffonde anche in parte dell’Europa, identificando un genere letterario basato sullo scherzo e la parodia.

"Il primo libro dell'Opere burlesche" di Francesco Berni, edizione 1548.
“Il primo libro dell’Opere burlesche” di Francesco Berni, edizione 1548.

Il burlesque letterario inglese prende un soggetto serio e lo riduce, ne abbassa il livello, lo rende assurdo; come in Hudibras (1662), poema satirico di Samuel Butler il cui protagonista è un colonnello dell’esercito che, però, si comporta in modo stupido e decisamente non cavalleresco (2)The Norton Anthology of English Literature, Vol. 1, Norton & Company, New York, London, 1993, p. 2567

Il Burlesque in Francia

Il Théâtre de la Foire

Il primo genere teatrale chiamato burlesque nesce già con uno spirito ribelle e ribaldo nell’ambito del cosiddetto Théâtre de la Foire (teatro da fiera).

Nel 1680, il teatro parigino della Comédie Française ottenne dalle autorità il monopolio assoluto delle rappresentazioni. Forte di questo, invocò e ottenne la demolizione dei teatri provvisori eretti negli spazi della Foire Saint-Germain, una fiera che ospitava, oltre a esibizioni di funamboli, piccole messiscene di compagnie di second’ordine.

La Foire Saint-Germain nel XVII secolo
La Foire Saint-Germain nel XVII secolo

In seguito a questo, tra il 1697 e i primi quarant’anni del nuovo secolo, si costituì una sorta di microcosmo semiclandestino dello spettacolo, che frequentemente era oggetto degli interventi della polizia. Le cose migliorarono, anche se di poco, nel 1703, quando una sentenza permise che nelle fiere venissero allestiti brevi sketch. Certo, non si poteva sviluppare una commedia vera e propria, con un’azione articolata (del resto erano palchi troppo plebei, per il potere culturale del teatro), ma era comunque qualcosa.

Così, con la complicità dell’Académie Royale de Musique e alcuni letterati che non volevano allinearsi gusti dell’accademismo dominante, gli artisti crearono alla Fiera un tipo di rappresentazione che si faceva largo in modo più o meno legale tra le maglie delle imposizioni. Si tratta di brevi drammi costellati di couplets (canzoni a strofe rimate) cantabili.

Il burlesque e l’elemento fantastico

In base alla quantità di elementi musicali, possiamo dividere questo tipo di rappresentazione in opéra comique(3)L’opéra comique era un genere di opera francese costituita da numeri vocali e strumentali alternati a dialoghi parlati. L’aggettivo comique non si riferisce al contenuto più o meno giocoso, a al significato antico della parola “comico”, ovvero attore, e quindi al fatto che si tratta di uno spettacolo tanto recitato quanto cantato e burlesque fantastico.(4)Tessari, Roberto, La drammaturgia da Eschilo a Goldoni, Laterza, Bari, 1993, 169-172

Quest’ultimo è caratterizzato dalla totale semplicità degli intrighi, azioni con sviluppi rapidi. Qualche esempio delle trame:

una fanciulla da marito, ricchissima e quantomai brutta, che fa ruotare attorno a sé diversi pretendenti; […] variazioni sul motivo dei poteri consentiti da una magica invisibilità; in un altro ancora, sfruttando una favola mitologica come quella del vaso di Pandora, si farà l’inventario dei vizi sociali […]

Tutto va bene per far ridere, un aneddoto stravagante, l’ultimo fiasco della Comédie Française, una vicenda estrapolata dall’Odissea, nonché quelle inesauribili fonti di leggende che sono costituite dalla mitologia e dall’orientalismo di moda, due finestre aperte sul meraviglioso. Dove gli alberi parlano, gli stivali delle sette leghe funzionano impeccabilmente e le bacchette sono sempre magiche.(5)Lurcel, Dominique, Le théâtre de la Foire au XVIII siècle, UGE, Parigi, 1983, pp. 21-22

Ma non si tratta solo d’un teatro d’evasione verso il fiabesco e il piccante, perché c’è anche la derisione:

Il burlesque trasferisce a teatro la mancanza di rispetto che sta minando la società: la stessa autorità monarchica, qui, è volta in ridicolo.(6)Ibid.

"La musa della commedia riunisce poesia, musica e danza all'Opéra-Comique" (incisione di Bernard Picart, 1730)
“La musa della commedia riunisce poesia, musica e danza all’Opéra-Comique” (incisione di Bernard Picart, 1730)

Il Burlesque in Inghilterra

La satira può essere violenta ed arrabbiata. Il burlesque non è mai arrabbiato, perché la sua critica non è diretta contro la mancanza di virtù, ma contro la mancanza di stile e di umorismo.(7)Clinton-Baddeley, V. C. (Victor Clinton), The Burlesque Tradition in the English Theatre After 1660, Methuen, Londra, 1973, pp. 1-2

L’epoca della Restaurazione

In Inghilterra, al tempo della Restaurazione (periodo della storia inglese che ebbe inizio con la restaurazione sul trono di re Charles II Stuart nel 1660 e che si concluse con il regno di James II Stuart, 1685-1689) fino alla piena fioritura nel Settecento, il burlesque era un genere teatrale parodistico. Questo, con l’andare del tempo subì varie contaminazioni, soprattutto con elementi tipici della farsa e dell’opera. La differenza con la satira è nel suo bersaglio (anche se non sempre), ma soprattutto nello spirito:

Il primo spettacolo di burlesque inglese in più atti probabilmente fu The Rehearsal (prodotto nel 1761) di George Villiers, Duca di Buckingham, che prendeva in giro i drammi eroici dell’epoca (8)Morley, Henry (a cura di), Burlesque Plays and Poems, George Routledge and Sons, Londra, 1885, p. 6. L’oggetto della parodia erano spesso anche i lavori di Shakespeare, come il Macbeth (1673) e The Tempest (1674) di Thomas Duffett.

L’esempio più citato è al contempo piuttosto anomalo, anche perché è una ballad opera(9)La ballad opera è una forma di teatro musicale, spesso di carattere comico, in cui il dialogo parlato in prosa si alterna a brani cantanti in versi. In The Beggar’s Opera (1728) di John Gay, infatti, la satira e il burlesque vanno a braccetto: la prima mette alla berlina la società e il governo; il secondo si fa beffe degli elementi eroici dell’opera italiana, al tempo molto di moda.

Scena di "The Beggar's Opera" di John Gay, dipinta William Hogarth nel 1728 circa.
Scena di The Beggar’s Opera di John Gay, dipinta William Hogarth nel 1728 circa.

Andava nella stessa direzione anche il prolifico Henry Fielding che derideva le tragedie in “blank verses” con Tom Thumb e le pantomime con Author’s Farce (entrambi del 1730), ma con costanti elementi di satira soprattutto contro il governo di Sir Robert Walpole. Il quale, nel 1737, ordinò una censura ferrea che mise la parola fine all’attività teatrale di Fielding.

Extravaganza e metateatro

Henry Carey era invece più tendente all’extravaganza (10)L’extravaganza era un genere di spettacolo comico-musicale in voga soprattutto nell’Inghilterra vittoriana. Privo di schemi rigidi, era caratterizzato da allestimenti grandiosi, linguaggio faceto, argomenti fantastici (eroi, dei e fate rappresentati in modo pedestre), anacronismi, travestimenti e giochi di parole., con obiettivi più tradizionali: la tragedia enfatica, l’opera e la pantomima. Tra le sue opere di successo, Chrononhotonhologos (1734) e The Dragon of Wantley (1737).

A distinguersi tra gli autori successivi ci fu Richard Brinsley Sheridan, il quale prese di mira un tema più fresco e nuovo: la moda degli spettacoli in cui le trame erano ispirate alla storia inglese. Il suo lavoro più mirabile, in questo senso, fu The Critic (1779), una “commedia nella commedia” che si rifaceva al già citato The Rehearsal e in cui si mescolavano citazioni shakespeariane e plagi maldestri. Un’opera così apprezzata e ben congegnata da ottenere grande successo anche quando fu rimessa in scena più di un secolo e mezzo dopo, nel 1945, con Laurence Olivier. La versione più recente risale al 2016, realizzata dalla Shakespeare Theatre Company.

Una scena di The Critic nella versione del 2016, il cui testo di Richard Brinsley Sheridan è adattato da Jeffrey Hatcher per la Shakespeare Theatre Company
Una scena di The Critic nella versione del 2016, il cui testo di Richard Brinsley Sheridan è adattato da Jeffrey Hatcher per la Shakespeare Theatre Company

Burlesque burletta e Ballad burlesque

Tra il Settecento e il primo Ottocento, le parole “burletta”, “burla” e “burlettina” venivano usate per definire le opere buffe italiane (termine del linguaggio corrente per indicare le opere di argomento comico composte tra il secondo decennio del Settecento e la metà dell’Ottocento).(11)Della Seta, Fabrizio, Le parole del teatro musicale, Carocci, Roma, 2010, pag. 83.

Nella seconda metà dell’Ottocento nacque la burlesque burletta, un genere di spettacolo musicale che aveva origine nelle ballad opera di un secolo prima. Il primo esempio fu Midas di Kane O’Hara (1760), che adattava i testi delle arie a melodie note (come appunto accadeva nella ballad opera), ma sostituendo al dialogo parlato dei recitativi ritmati del tipo di quelli della burletta(12)W.H. Rubsamen, The Ballad Burlesques and Extravaganzas in “The Musical Quarterly”, vol. 36, n. 4, ottobre 1950, pp. 551-561

Successivamente ebbe successo la ballad burlesque. Questa applicava al testo melodie popolari come la ballad opera, aggiungendo il dialogo ritmato della burlesque burletta. Altro tratto tipico è quello di parodiare anche i testi delle melodie. Il genere metteva in ridicolo gli esagerati intrecci romantici delle opere italiane, tedesche, francesi, ma anche le stesse inglesi. Tra gli esempi che ricordiamo, Bombastes Furioso di William Barnes Rhodes (1810) e Giovanni in London or The Libertine Reclaimed di W.T. Moncrieff (1820).

Frontespizio di George Cruikshank per l'edizione 1837 di "Bombastes Furioso" di William Barnes Rhodes
Frontespizio di George Cruikshank per l’edizione 1837 di Bombastes Furioso di William Barnes Rhodes

L’epoca Vittoriana

In epoca vittoriana, furono pochi i lavori rilevanti nel burlesque teatrale, più tendenti alla bonaria parodia che altro, e spesso mescolati con gli elementi dell’extravaganza.

Vale però la pena di ricordare William Schwenck Gilbert e Arthur Sullivan e le loro comic operas. Con Trial by Jury (1875) prendevano in giro le convenzioni dell’opera, mentre i bersagli di Patience (1881) erano Oscar Wilde e i pittori preraffaelliti. Gilbert e Sullivan sono comunque più conosciuti per la satira politica di The Mikado (1885).

Pagina del programma di sala "The Mikado" di Gilbert e Sullivan, messo in scena dalla Wilbur Opera Company nel 1885
Pagina del programma di sala di “The Mikado” di Gilbert e Sullivan, messo in scena dalla Wilbur Opera Company nel 1885

Estremamente prolifico, fu il drammaturgo F. C. Burnand, che aveva collaborato anche con Sullivan prima che questi facesse coppia fissa con Gilbert. Lo citiamo soprattutto perché nel 1863 scrisse Ixion, or the Man at the Wheel, ispirato al mito greco di Issione, e che l’anno successivo fu portato in scena da Lydia Thompson.

L’attrice era già famosa da ragazzina, in virtù del suo precoce talento nel ballo, ma nel giro di pochi anni divenne una delle più acclamate interpreti di burlesque, anche con la sua compagnia British Blondes. Fu proprio con Ixion che Lydia Thompson attraversò l’Atlantico e, il 28 settembre 1868, portò in America il burlesque. Ma per scoprire cosa avvenne effettivamente, vi rimandiamo a questa puntata del nostro podcast Burlesque Stories!

Per sapere cosa accadde dopo, invece, c’è la nostra sezione dedicata alla storia del burlesque.

Lydia Thompson nel ruolo di Issione
Lydia Thompson nel ruolo di Issione

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Note

Note
1 Ferroni, Giulio, Storia della letteratura italiana. Dal Cinquecento al Settecento, Einaudi, Milano, 1991, pp. 101-102
2 The Norton Anthology of English Literature, Vol. 1, Norton & Company, New York, London, 1993, p. 2567
3 L’opéra comique era un genere di opera francese costituita da numeri vocali e strumentali alternati a dialoghi parlati. L’aggettivo comique non si riferisce al contenuto più o meno giocoso, a al significato antico della parola “comico”, ovvero attore, e quindi al fatto che si tratta di uno spettacolo tanto recitato quanto cantato
4 Tessari, Roberto, La drammaturgia da Eschilo a Goldoni, Laterza, Bari, 1993, 169-172
5 Lurcel, Dominique, Le théâtre de la Foire au XVIII siècle, UGE, Parigi, 1983, pp. 21-22
6 Ibid.
7 Clinton-Baddeley, V. C. (Victor Clinton), The Burlesque Tradition in the English Theatre After 1660, Methuen, Londra, 1973, pp. 1-2
8 Morley, Henry (a cura di), Burlesque Plays and Poems, George Routledge and Sons, Londra, 1885, p. 6
9 La ballad opera è una forma di teatro musicale, spesso di carattere comico, in cui il dialogo parlato in prosa si alterna a brani cantanti in versi
10 L’extravaganza era un genere di spettacolo comico-musicale in voga soprattutto nell’Inghilterra vittoriana. Privo di schemi rigidi, era caratterizzato da allestimenti grandiosi, linguaggio faceto, argomenti fantastici (eroi, dei e fate rappresentati in modo pedestre), anacronismi, travestimenti e giochi di parole.
11 Della Seta, Fabrizio, Le parole del teatro musicale, Carocci, Roma, 2010, pag. 83
12 W.H. Rubsamen, The Ballad Burlesques and Extravaganzas in “The Musical Quarterly”, vol. 36, n. 4, ottobre 1950, pp. 551-561

A. R.