Più tease che strip: Gypsy Rose Lee tra burlesque e Hollywood

Più tease che strip: Gypsy Rose Lee tra burlesque e Hollywood

“More Tease Than Strip”: Gypsy Rose Lee a Hollywood in un gustoso articolo del 1941. La regina del burlesque parla di cinema, censura, nudità, uomini con l’ironia che la contraddistingue. E racconta un suo involontario spogliarello…

Gypsy Rose Lee
Gypsy Rose Lee (Shubert Archives, 1934)

Studio il burlesque dal 2005, persino prima di aver calcato il palco presentando spettacoli di questo tipo. Ho scoperto e condiviso parecchio e in diversi modi, sull’argomento. Ma si tratta di una materia tanto affascinante che spesso cela e talvolta rivela (com’è giusto che sia in uno striptease) cose nuove e inaspettate.

Recentemente, durante una ricerca in numerosi archivi, mi sono imbattuto in un articolo pubblicato da Variety (la “Bibbia” dello show business americano) nel giugno del 1941 e interamente dedicato a Gypsy Rose Lee, probabilmente la più grande tra le burlesque performer della Golden Age del genere. Un po’ intervista e un po’ celebrazione, la pubblicazione rivela fatti e considerazioni di rilievo sull’artista, alcuni dei quali non si trovano nemmeno nella sua autobiografia (Gypsy: A Memoir, edita nel 1957 negli USA e pubblicata in Italia da Adelphi nel 2011).

 

More Tease Than Strip
La prima pagina di Variety, 4 giugno 1941
La prima pagina di Variety, 4 giugno 1941

L’articolo riporta alcune dichiarazioni di Gypsy, accompagnate da alcune riflessioni dell’autore J. P. McEvoy, che spiega come la ‘artista si esibisse in «un burlesque del burlesque, più tease che strip». E More Tease Than Strip non poteva che essere anche il titolo del pezzo.

L’articolo venne pubblicato per raccontare come ormai la carriera di attrice cinematografica dell’artista fosse una realtà. Del resto Gypsy aveva già interpretato quattro film a Hollywood, ma con il nome vero, Louise Hovick. Questo perché, come spiega l’articolo, l’ufficio incaricato di verificare il rispetto del codice Hays, terrorizzato da quattromila lettere di protesta e minacciato di boicottaggio, impose alla burlesque performer di non usare il suo nome d’arte. Ma, a quanto pare, lei la prese con filosofia dicendo:

Finché giriamo il film, potete chiamarmi come volete […] Un sacco di gente si dimenticherà del mio nome, ma si ricorderà del mio corpo. Quindi che differenza fa?

Gypsy Rose Lee con Don Ameche nel film "New York si diverte"
Gypsy Rose Lee con Don Ameche nel film “New York si diverte” (1937, quando ancora non poteva usare il nome d’arte).

 

Quella spallina maliziosa…

L’articolo è anche un’occasione per rispolverare qualche gustoso ricordo, come questo aneddoto che ricorda molto da vicino quello avvenuto alla collega Mae Dix (la quale ispirò il film Quella notte inventarono lo spogliarello):

Stavo interpretando un piccolo spettacolo intitolato The Gay Nineties (Gli allegri anni Novanta, ndt)[…]. Improvvisamente, per nessuna ragione, accadde qualcosa di terribile: mi si ruppe una spallina del vestito. Oggi non me ne sarebbe importato, ma al tempo arrossii. Mi imbarazzai così tanto che si ruppe anche l’altra spallina, e improvvisamente mi resi conto che al pubblico stava piacendo. Tolta una cosa, tolta l’altra, presto mi ritrovai lì, in piedi, completamente imbarazzata.

Il giorno dopo cambiammo il nome dello spettacolo in The Gay Nighties (Le allegre camicie da notte, nda) e in pochi mesi feci il mio primo milione.

 

Uomini, bambini e censori

Gypsy Rose Lee

A proposito del pubblico maschile:

La pelle nuda annoia gli uomini. […] Le loro teste sono piene di quei film tipo La Vie Parisienne.

Per i censori, che sembrano conoscere la natura umana meno di tutti, la cosa più importante è coprire l’ombelico femminile, che invece è la parte meno affascinante del suo corpo.

Ma gli uomini sono anche bambini:

Non cerco mai di scatenare gli animali che hanno dentro […]. Hai mai tenuto una caramella o un giocattolo colorato davanti a un bambino, ma lontano dalla sua portata? Hai notato come ride? Ecco, il pubblico dello striptease è così.

 

Carriera e successi
June Hovick e Gypsy Rose Lee
June Hovick e Gypsy Rose Lee

A proposito della sorella June Hovick (spesso accreditata come Havoc) e del successo di entrambe:

Le recensioni, i critici e il box office non significano nulla per noi. Capiamo che stiamo facendo bene il nostro lavoro dal numero di lettere d’ammirazione scritte da parenti in bolletta.

L’intervista si chiude con una nota malinconica, sulla modesta rilevanza della sua carriera di attrice:

Il mio cuore è ancora per il dramma. Mi piacerebbe fare qualcosa tipo Susan and God (spettacolo teatrale di Rachel Chrothers del 1937, poi diventato un film con Joan Crawford, Peccatrici folli, ndt). Peccato che nessuno mi proponga mai nulla di simile. Ogni volta che pensano a me per uno spettacolo di prosa è sempre nel ruolo di qualcuno che si spoglia.

Provo a fare l’intellettuale e a comprare solo dischi di musica classica, ma quando ricevo una proposta da Yale è solo per qualche spettacolo di beneficienza della domenica sera. Quando mi hanno chiamata con urgenza da Hollywood dissi loro che ero pronta a interpretare Margherita Gauthier, ma mi risposero che l’aveva già fatta Greta Garbo. Credo che debba andare così. Il cinema è fatto per restare, ma non per me.

Negli anni seguenti, Gypsy Rose Lee sarebbe comunque stata nel cast di altri otto film. Ma, finalmente, con il suo affascinante nome d’arte.

A. R.