Il Burlesque show dall’idea al palco: intervista ad Alessandro Casella

Il Burlesque show dall’idea al palco: intervista ad Alessandro Casella

Intervista ad Alessandro Casella, uno dei pionieri del Burlesque in Italia, che ci parla dei suoi successi romani – dal Micca Club all’Ellington Club – del ruolo di direttore artistico e della scena attuale nel nostro Paese.

Continua il viaggio alla scoperta delle professioni del Burlesque. Questa volta non ci limiteremo al punto di vista di chi sta “dietro le quinte”, bensì conosceremo il percorso che va dall’ideazione alla messa in scena dello spettacolo attraverso la figura del Direttore Artistico.

A guidarci in questo meraviglioso – nonché impegnativo – universo è Alessandro Casella, storico direttore artistico del Micca Club e attualmente proprietario dell’Ellington Club, con il quale abbiamo fotografato l’attuale stato di salute degli spettacoli di Burlesque nel nostro Paese.

 

Gli albori del Burlesque in Italia
Alessandro Casella con il cast di uno spettacolo al Salone Margherita di Roma

Sei stato uno dei pionieri degli eventi Burlesque in Italia. Come ti sei approcciato a quest’arte?

Sono sempre stato e tuttora sono un grande appassionato del mondo vintage. Sin da quando ho cominciato ad acquistare i primi dischi negli anni ’80, mi sono scoperto interessato a tutto ciò che era stato prodotto prima di me. Questa passione mi ha accompagnato anche quando la musica per me è diventata un lavoro, tra le mie tante attività pubblicavo una rivista, Il Giaguaro, dove venivano allegati 45 giri dei maestri delle colonne sonore italiane. Andando in giro per il mondo a promuovere e suonare questi dischi come dj all’interno dei festival internazionali mi sono avvicinato all’arte del Burlesque.

Durante il “Las Vegas Grind” ho avuto l’occasione di confrontarmi con alcune performer e da quel momento ho iniziato a collezionare vinili Burlesque e tutto ciò che era reperibile legato a questo mondo. Uno studio e una ricerca che mi ha portato nel 2006 all’apertura del Micca Club, dove ho ospitato le prime performer provenienti da Londra – grazie all’aiuto di mia sorella Laura che abitava lì – che si esibivano in una delle serate storiche del Burlesque “Lady Luck”.

Quando hai capito che il burlesque stava raggiungendo il successo anche nel nostro Paese?

Ho intuito da subito il potenziale del Burlesque anche nel nostro paese. Sin dall’esibizione della prima performer Amber Topaz ho capito che la reazione del pubblico italiano era identica a quella che avevo visto nei diversi festival internazionali.
Da qui è iniziato un processo di lavoro che ha portato all’apertura dell’Accademia dell’Arte del Burlesque e dopo qualche anno a strutturare un vero e proprio spettacolo Burlesque con il “Velvet Cabaret” nello storico Salone Margherita di Roma.

 

Lo spettacolo: dalla creazione… al pubblico soddisfatto
Alessandro Casella
Alessandro Casella

In che modo prende vita il processo di creazione di uno spettacolo?

Parto sempre da una scaletta musicale, in accordo con il direttore musicale scegliamo gli arrangiamenti per i musicisti e poi propongo alle performer le musiche su cui adattare o creare l’act da portare in scena. A volte sono le stesse performer a consigliarmi le musiche da inserire in scaletta, questo permette di avere una buona sinergia tra le stesse performer e il Direttore Artistico.

A seconda del mood musicale che si viene creare nasce anche il titolo dello spettacolo e i numeri intermedi da inserire tra un act e l’altro. Questo perché uno spettacolo di Burlesque per me deve essere concepito come un qualsiasi altro spettacolo musicale e arricchito da elementi diversi dalla semplice esibizione della performer proprio come avveniva negli anni ’20.

Cosa non deve mai mancare per far sì che il pubblico torni a casa soddisfatto?

L’elemento principale è senza dubbio l’intrattenimento. Bisogna soddisfare la curiosità dello spettatore che vede per la prima volta uno spettacolo di Burlesque e se possibile far coincidere – addirittura superare – le sue aspettative verso quest’arte, visto che ancora viene considerata qualcosa di abbastanza nuovo.

Uno spettacolo per essere definito tale deve avere musica dal vivo, ritmo e una varietà di elementi d’intrattenimento. Credo infatti che una serie di esibizioni di Burlesque, a meno che non assistiamo ad un festival dedicato, non siano adatte ad intrattenere il pubblico ma possono soddisfare solo gli addetti ai lavori. L’obiettivo invece deve essere quello di invogliare a tornare a vedere questo genere di spettacolo soprattutto per chi si avvicina per la prima volta a questo mondo.

Qual è stato il lavoro che, sino ad ora, ti ha reso più orgoglioso?

Una delle più grandi soddisfazioni è quella di essere riuscito a essere presente per ben 6 stagioni con uno spettacolo al Salone Margherita di Roma. Questo luogo mi ha sempre affascinato, negli ultimi anni non era stato degnamente valorizzato in quanto residenza del Bagaglino, divenuto non più all’altezza di questo teatro. Devo ammettere che questo è uno dei lavori più interessanti, divertenti e qualitativamente più alti che ho portato in scena sino ad ora.

 

Il Burlesque in Italia oggi
Alessandro Casella
Alessandro Casella

Per quanto riguarda gli artisti, c’è stata una scoperta che ti ha stupito?

Sicuramente più di uno, la prima scoperta è stata quella di Giuditta Sin. Poi, c’è Candy Rose che in qualità d’insegnante dell’Accademia dell’Arte del Burlesque è stata una sorpresa assoluta. Sin da quando ha iniziato ad insegnare è riuscita sempre a creare un gruppo di ragazze di alto livello in grado di portare in scena un vero e proprio spettacolo e non solo di esibirsi in un saggio come principianti.
Ultimamente mi ha colpito anche Holly’s Good che è riuscita a conquistare l’ambito premio “Most Classic” al Burlesque Hall of Fame mai vinto prima da nessuna artista italiana creando così un importante precedente per il Burlesque nel nostro paese.

In questi anni le performer e gli spettacoli di Burlesque si sono moltiplicati. Che ne pensi dell’evoluzione di questo mondo?

Purtroppo credo che non ci sia stata un’evoluzione, ma solo la moltiplicazione di performer. Infatti per far crescere un circuito artistico anche in ambito commerciale, ovvero sostenere i costi di uno spettacolo di Burlesque e retribuire adeguatamente le performer, abbiamo bisogno di produttori di alto livello pronti a investire per poter realizzare una comunità stabile e portare quest’arte ad avere un ruolo importante nel tessuto artistico italiano.

Oltre all’Accademia dell’Arte del Burlesque, hai mai pensato di istituire un corso dedicato solo ai futuri Direttori Artistici?

Ottimo suggerimento! È una cosa che mi piacerebbe portare avanti. Anche se penso che prima di decidere di fare il Direttore Artistico bisogna sporcarsi le mani sul campo e capire se si vuole davvero investire tempo e soldi in questo ambiente. Questo perché molte volte il Direttore Artistico non sempre viene retribuito per svolgere questo compito, anzi spesso riveste nello stesso tempo il ruolo di produttore.

A mio avviso – come succede in questi ultimi anni – quando sono le stesse performer a vestire i panni di direttrici artistiche non è funzionale alla crescita di quest’arte, perché le performer possono finire con curare dettagli che soddisfano l’occhio dell’addetto ai lavori senza empatizzare con lo spettatore finendo così per porre un limite.

Quali consigli ti senti di dare a chi vuole intraprendere questa strada?

Un consiglio importante è di non credere che le grandi performer abbiamo raggiunto il successo senza aver avuto un supporto. C’è sempre bisogno dell’aiuto di un professionista per dare vita a un personaggio in grado di portare in scena la magia dell’intrattenimento, quindi come ogni altro mestiere per arrivare ad alti livelli.

Raccontaci del tuo nuovo progetto “Ellington Club“.

L”Ellington Club” nasce come l’estensione della nostra casa, mia e di mia moglie Vera Dragone, dove abbiamo portato tutta la nostra conoscenza e la nostra passione da condividere con altri amici artisti. Viene concepito come un supper club dove, come la definizione dice, si somministra cibo e bevande davanti a uno spettacolo. È possibile assistere ad esibizioni di burlesque con il “Velvet Cabaret”, sentire musica dal vivo con gruppi musicali di stampo retrò, dj set (tutti i sabati suono i miei 45 giri), balletto osé… un ricco programma ispirato ai club anni ’30/’40.


Maria Giovanna Tarullo

Maria Giovanna Tarullo è una giornalista pubblicista che nutre uno spiccato interesse per il mondo del Burlesque. A catturare la sua attenzione la regina del new burlesque Dita Von Teese, così nel maggio 2013 apre su Facebook la fanpage italiana a lei dedicata che ad oggi conta oltre 7000 followers. Nell'aprile 2016 inizia la sua collaborazione con il portale Burlesque News. Grazie a quest'esperienza, conclusasi nel dicembre 2018, è riuscita ad approfondire ed accrescere la sua passione per il Burlesque ed i suoi protagonisti. Il suo obiettivo far conoscere questa meravigliosa arte al maggior numero di persone possibile!