Glitter: l’impatto ambientale del burlesque

Glitter: l’impatto ambientale del burlesque

I glitter che usiamo nel burlesque sono fatti di microplastiche. Il problema è che le microplastiche hanno un impatto negativo sull’ambiente, sulla salute degli animali e dell’uomo. Esiste una soluzione?

Aggiornamento del 12 ottobre 2023: questo post, essendo stato pubblicato nel 2019, non riporta le notizie relative alle recenti decisioni dell’Unione Europea, che di fatto bandisce i glitter. Maggiori dettagli sul sito della European Commission »

Di seguito, il post originale.


Per noi che vediamo il burlesque come qualcosa di positivo, liberatorio, persino sano, è difficile pensare a qualche aspetto che vada in direzione opposta. Eppure, come quasi ogni attività umana, anche la nostra ha un suo impatto ambientale. Numerose burlesque performer, per esempio, stanno trovando alternative cruelty-free alle piume di struzzo di ventagli, boa e altri accessori da sempre usati in quest’arte performativa.

In questa sede, invece, ci vogliamo occupare dei glitter.

Premettiamo: non siamo esperti di ecologia, ma l’argomento dell’impatto che può avere questo lavoro è sicuramente di nostro interesse. Quindi ci poniamo al cospetto dell’argomento con umiltà e attenzione nei confronti delle affermazioni di chi ne sa ben più di noi.

Glitter e microplastiche

glittered hand
Glitter

Il punto di partenza è che nella maggior parte dei casi i glitter sono microplastiche.

L’americana NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) definisce le microplastiche non in base alla tipologia specifica di plastica, bensì alle dimensioni: microplastiche piccole tra 0.2 e 2 mm, microplastiche grandi tra i 2 e i 5 mm, e mesoplastiche tra i 5 e i 10 mm(1)Collignon, A.; Hecq, J.-H.; Galgani, F.; Collard, F.; Goffart, A., Annual variation in neustonic micro- and meso-plastic particles and zooplankton in the Bay of Calvi (Mediterranean–Corsica), 2014.

L’impatto ambientale delle microplastiche

Tenendo conto del fatto che la plastica è il prodotto sintetico a più lunga conservazione (impiega centinaia di anni a degradarsi completamente) e che le dimensioni delle microplastiche le rendono facilmente ingeribili dagli animali soprattutto marini, è chiaro che abbiamo un problema.

Non solo: se i pesci ingeriscono tali microplastiche, vien da sé che queste finiscono anche sulla nostra tavola e nel nostro stomaco. Si pensi che secondo il Prof. Richard Thompson, a capo della International Marine Litter Research Unit all’Università di Plymouth, un terzo del pesce pescato nel Regno Unito contiene frammenti di plastica(2)Lusher, A.L.; McHugh, M.; Thompson, R.C.,”Occurrence of microplastics in the gastrointestinal tract of pelagic and demersal fish from the English Channel”, in Marine Pollution Bulletin, 2012.

In aggiunta a questo c’è un altro dato allarmante: secondo la ricerca No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People, condotta dall’Università di Newcastle e commissionata dal WWF, ogni settimana ingeriamo circa 5 grammi di frammenti di plastica, vale a dire grosso modo il peso di una carta di credito. In un anno si tratta di una media di oltre 250 grammi l’anno.

Marco Lambertini, direttore internazionale del WWF, spiega che:

Mentre le ricerche indagano sui potenziali effetti negativi per la salute umana, è chiaro a tutti che si tratta di un problema globale, che può essere risolto solo affrontandolo alla radice. Se non la vogliamo nel nostro corpo, dobbiamo fermare le milioni di tonnellate di plastica che vengono disperse nella natura.(3)Sempre più plastica nella nostra dieta, post pubblicato su WWF.it il 13 giugno 2019

 

I glitter nel burlesque

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Burlesque Cape (Ph. Todd Anderson)

Nel burlesque, i glitter sono sia tra gli effetti scenici più utilizzati, sia nei prodotti cosmetici. La maggior parte dei glitter è composta da alluminio e PET (polietilene tereftalato, la resina termoplastica adatta al contatto alimentare di cui sono fatte, per esempio, le bottiglie). Gli effetti di entrambi i materiali sulla salute degli esseri umani e degli animali sono ancora oggetto di studio.

La documentazione proveniente da fonte attendibile reperibile in rete è copiosa, ma ricca di pareri opposti. Visto che abbiamo accennato anche all’alluminio presente nei glitter, tra i tanti testi suggeriamo anche la lettura di questo parere sull’esposizione del consumatore all’alluminio derivante dal contatto alimentare redatto dal nostro Ministero della Salute.

L’alternativa cosmetica: la mica

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Immagine promozionale dell’uso della mica sintetica nei prodotti Lush

Le miche sono minerali che, grazie alla loro struttura a cristalli, sono ideali per gli effetti cosmetici dei glitter. Si tratta di prodotti naturali estratti, per esempio, dalle miniere di mica in India, che da sola contribuisce a un quarto della richiesta mondiale. Il problema è che, secondo il rapporto Beauty and a beast – Child labor in India for sparkling cars and cosmetics realizzato nel 2016 dall’ONG Terre des Hommes Olanda, nelle miniere di mica lavorano almeno 20.000 bambini indiani.

Esiste però anche una mica sintetica, ovvero la fluoroflogopite. La quale, nonostante non sia naturale, non dovrebbe avere alcun impatto negativo sull’ambiente perché non contiene microplastiche. Questa soluzione è stata adottata, per esempio, da Lush, l’azienda cosmetica inglese che ha fatto dell’attenzione agli aspetti etici un suo segno distintivo.

La soluzione?

No, non sappiamo se esista una soluzione, per chi lavora nell’ambito del burlesque, diversa dall’abbandonare l’uso dei glitter tra i props e nella trousse dei cosmetici. In cuor nostro speriamo che da qualche parte esista e che, semplicemente, non ne siamo ancora al corrente.

Ma questo post è pensato non per dare risposte definitive, bensì per sollevare una questione, per instillare un dubbio e stimolare una riflessione. Se dopo questa lettura andrete a consultarvi le fonti che vi abbiamo segnalato, magari cercandone altre e creando un dibattito con noi, saremo riusciti nel nostro intento.


Note

Note
1 Collignon, A.; Hecq, J.-H.; Galgani, F.; Collard, F.; Goffart, A., Annual variation in neustonic micro- and meso-plastic particles and zooplankton in the Bay of Calvi (Mediterranean–Corsica), 2014
2 Lusher, A.L.; McHugh, M.; Thompson, R.C.,”Occurrence of microplastics in the gastrointestinal tract of pelagic and demersal fish from the English Channel”, in Marine Pollution Bulletin, 2012
3 Sempre più plastica nella nostra dieta, post pubblicato su WWF.it il 13 giugno 2019

A. R.