Burlesque, circo, jazz: la pittura essenziale di Milton Avery
L’intrattenimento popolare e il burlesque a New York negli anni ’30 nella pittura di Milton Avery
Milton Avery (New York, 7 marzo 1885 – New York, 3 gennaio 1965), è un altro degli artisti appartenenti al filone del realismo sociale americano, ma la sua arte, caratterizzata da linee essenziali, colori vibranti e forme piatte, non è facile da classificare.
Questo stile così formalmente semplificato, conferisce alle sue opere una sobrietà tale da essere denominato “il Matisse americano” e lo rende in qualche modo considerabile come un anticipatore dell’astrattismo per via dell’unione di elementi stilizzati e immaginari con la realtà.
In vita, Avery non vendette mai molti dei suoi quadri, cosicché era spesso senza soldi e, quindi, non poteva permettersi delle modelle da studio. L’unico modo per riuscire a ritrarre dei corpi nudi per le sue opere era farlo direttamente nei luoghi dov’era più facile trovarne: gli spettacoli di burlesque.
Il burlesque secondo Avery
Nell’opera Burlesque Show, viene rappresentata una performer che si pone al centro del palco di un teatro mentre copre sapientemente con le braccia le parti più nude del suo corpo. Dietro di lei, in una prospettiva improbabile, il bidimensionale coro di ballerine si esibisce mentre il pubblico, anch’esso piatto e reso con linee semplici, assiste allo spettacolo.
Il risultato dell’opera mette in evidenza l’influenza del fauvismo e dell’espressionismo tedesco sull’artista.
L’opera è del 1936 ed è ambientata nel vecchio Palace Theater di New York, poco prima che il sindaco Fiorello LaGuardia ordinasse la chiusura di tutte le burlesque house della città.
Burlesque Show è probabilmente il più conosciuto dei quadri di Avery ispirati al tema, ma ne realizzò diversi altri in cui figuravano strippers e showgirls.
Intrattenimento popolare
Milton Avery s’interessò allo spettacolo leggero in modo anche più ampio: tra i suoi soggetti ci furono anche artisti di vaudeville e circensi, spesso ispirati a quelli che si esibivano a Coney Island, zona di New York che è tradizionalmente legata all’intrattenimento popolare. Sotto questo aspetto è significativa una testimonianza di Sally Michel, moglie di Avery:
La metropolitana per andare a Coney Island costava 5 cents. Con i quaderni per gli schizzi nei nostri zaini, potevamo goderci un’affascinante vacanza in spiaggia. Ci divertivamo in mezzo alla folla… Quei magnifici profumi di hod dog e paste salate… Ascoltavamo gli annunciatori che raccontavano le virtù della donna barbuta, dell’incantatore dei serpenti e del mangiatore di spade: questo era il nostro mini show gratuito.
Il Rinascimento di Harlem
Avery inoltre, come diversi artisti in quegli anni, sostiene il così detto “Rinascimento di Harlem”, dipingendo soggetti afroamericani legati al tema del lavoro, della musica nei jazz club e del ballo, lavorando anche in contrasto agli stereotipi razzisti che saturavano la cultura americana di quegli anni, così come i film di Hollywood e le riviste.
L’artista subirà un cambiamento stilistico grazie al viaggio in Europa che compirà nel 1952, in cui resterà colpito dai paesaggi inglesi e francesi e che lo accompagnerà anche nelle opere della maturità delineando i tratti distintivi che caratterizzeranno il modernismo. L’amicizia con l’espressionista astratto Mark Rothko non farà che accentuare questa sua inclinazione stilistica portandolo a dipingere paesaggi realizzati da composizioni di aree colorate dai colori piatti e accesi.
All’inizio della sua carriera, Avery non fu capito perchè considerato eccessivamente astratto. Con l’avvicendarsi delle correnti stilistiche nei decenni e l’avvento dell’espressionismo astratto, il suo stile fu considerato troppo poco astratto, e, paradossalmente, rimase un artista sempre poco apprezzato.