L’arte controversa di Lurie, che mescola stripper e Olocausto
Gli orrori del nazismo, la società dei consumi, le pin-up, l’imperialismo… La poetica dell’artista Boris Lurie è fatta di contrasti stridenti e malsani, in cui piacere e tormento, amore e morte formano sconvolgenti collage di denuncia.
Di famiglia ebrea, Boris Lurie (Leningrado, 18 luglio 1924 – New York, 7 gennaio 2008) viene fatto prigioniero nel campo di concentramento nazista di Buchenwald dal 1941 al ‘45 dove perderà nonna, madre e sorella. Nel ‘46 migrerà a New York rimanendo indelebilmente segnato dalla terribile esperienza europea, e ripercorrerà nelle sue produzioni i suoi ricordi di guerra.
Tra le sue opere, la serie delle “Dismembered Women” raffigurante donne disfatte, riflette la perdita dei membri della sua famiglia con un’ossessione fatta di simboli americani e femminilità libertina: ballerine, burlesquer, stripper e pin up. Un’ossessione che tornerà in modo più audace negli anni ‘70, quando arriverà ad utilizzare anche immagini pornografiche.
Disilluso dalla scena artistica contemporanea, che vedeva il fiorire di una Pop Art celebrativa del consumismo e uno sfiorire dell’espressionismo astratto finito per diventare “decorazione da salotto”, nel 1960 fonda, con la complicità di amici artisti, il movimento NO!Art (il cui manifesto è intitolato NO!art Pin-Ups, Excrement, Protest, Jew-Art), che si propone di riportare all’arte i soggetti della vita reale. Niente opere con un valore estetico quindi, ma solo con notevole peso politico e sociale.
Le tecniche di realizzazione prevedono l’utilizzo di materiali e supporti più disparati.
Le tematiche trattate sono la repressione, distruzione, depravazione, sesso, occupazione, imperialismo, colonialismo, razzismo, sessismo; materiale che di certo non si può appendere alle pareti di casa e abbinare ai colori del divano.
Come disse l’artista in un’intervista, le sue opere liberano «la totale espressione di sé e l’inclusione di qualsiasi tipo di attività sociale o politica che è avvenuta nel mondo» (The Artist as a provocateur: David H. Katz confronts the challenging work of Boris Lurie, pubblicata su “Jewish Quarterly”, Londra, Autunno 2005, numero 199).
L’opera più celebre e scandalosa dell’artista, proprio per le tematiche di cui sopra, è stata Railroad to America, dove Lurie incolla la foto di una stripper sopra alla foto dei cadaveri ammassati di ebrei usciti dalle camere a gas nel campo di Buchenwald. Si tratta di uno dei primi lavori di Lurie con immagini forti, che provocarono uno shock nell’opinione pubblica e nella critica.
Le sue opere oltraggiose davano voce alle relazioni inspiegabili tra sesso e sadismo, volontà e violazione, piacere e tormento, amore e morte, in una visione più vera e concreta della realtà e del mondo, secondo il suo vissuto.
Nel corso degli anni Lurie ha allontanato critici e curatori ed è stato ignorato a sua volta dall’istituzione artistica. Deplorò quello che chiamava “il mercato dell’investimento d’arte”, mostrando raramente la sua opera dopo gli anni Settanta e quasi mai mettendola in vendita.