Clyde J. Singer: la dolce quotidianità del burlesque

Clyde J. Singer: la dolce quotidianità del burlesque

Il pittore Clyde J. Singer trovava l’erotismo nella quotidianità: più sottile di giorno, in ambienti urbani e nelle scene contemporanee di vita cittadina; più marcato di notte, negli spettacoli burlesque.

Clyde J. Singer, "Burlesque chorus dancers"
Clyde J. Singer, “Burlesque chorus dancers”

Questa è la cifra stilistica di Clyde J. Singer (Malvern, 1908 – Youngstown, 1998), pittore regionalista dell’Ohio e primo allievo di Thomas Hart Benton (del quale parliamo in un altro post).

Nelle sue prime opere utilizza soggetti tratti dalle piccole città dell’Ohio, passando successivamente a indagare la vita di ogni giorno, dalle scene rauche della vita cittadina, ai giochi di levatura nazionale come il baseball e il calcio, o scorci di donne alla moda sui marciapiedi di New York.

Clyde J. Singer, "The Red Window"
Clyde J. Singer, “The Red Window”

Sono molte le raffigurazioni della donna nelle sue opere; in particolare ripete un motivo preferito che userà per decenni, ovvero quello di una raffica di vento che solleva la gonna di una donna scoprendone delicatamente le gambe. Un erotismo sottile ma concreto, che riverserà in modo più esplicito nelle rappresentazioni delle donne sul palcoscenico.

Le ballerine di burlesque nelle sue opere risultano molto corporee, con una fisicità solida e strutturata che l’artista eredita da Reginald Marsh. La sua tendenza a ritrarre persone con caratteristiche simili a bambole, con corpi dalle forme arrotondate e materiali , lo porterà ad ottenere una resa migliore dei dipinti a soggetto femminile rispetto a opere di soggetto tipicamente maschile. Gli atleti presenti nelle opere a tema sportivo per esempio, risultano molto addolcite se confrontati a rappresentazioni analoghe di colleghi del tempo.

Clyde J. Singer, "Burlesque dancer", 1933 c., olio su cartoncino (22,54x27,31), Akron art Museum, Ohio
Clyde J. Singer, “Burlesque dancer”, 1933 c., olio su cartoncino (22,54×27,31), Akron art Museum, Ohio

Singer ha provato diverse volte l’astrazione ma non ha mai voluto cambiare il suo stile. Nonostante la mutazione delle tendenze artistiche nei decenni, è rimasto fedele al reportage realistico, radicato nel disegno della vita.

Era un artista empatico, che approcciava con affetto i suoi soggetti; aveva un acuto senso degli alti e bassi della vita americana e una accettazione sincera della natura umana.

L’artista è morto alla veneranda età di novanta anni. Con la sua straordinaria longevità, Singer ci ha lasciato più di 3000 opere; un quantitativo eccezionale e molto utile anche dal punto di vista biografico, perché ha permesso di capire meglio i cambiamenti avvenuti nella sua vita, con il conseguente riflesso sulla sua arte.

Dopo un secolo di sottovalutazione, l’artista è stato rivalutato solo in questi ultimi anni grazie ad una grande mostra retrospettiva organizzata nel 2008 dal Canton Museum of Art e dal Butler Institute of American Art. Questi musei hanno saputo rimettere in discussione la poetica di Singer, fino ad allora considerato artisticamente irrilevante perché dolcemente nostalgico, ponendone invece in risalto la personalità sensibile e competente.

Clyde J. Singer, "Stripper", caseina su tavola di ghiaia (40,64 x 38,1), 1969, collezione privata
“Stripper”
Clyde J. Singer, "Topless Enterteiner", (55,88 x 48,26). 1972
“Topless Enterteiner”

Veronica Marcato

Veronica Marcato è una cantante e showgirl milanese, attiva nell'ambito di spettacoli di varietà e burlesque. Appassionata d'arte, ha studiato Beni Artistici e dello Spettacolo all’Università di Parma. Per Burlesque.it cura la sezione dedicata all'arte.