Gypsy Rose Lee: un secolo di arguta seduzione

Gypsy Rose Lee: un secolo di arguta seduzione

Alla scoperta di Gypsy Rose Lee, vera regina del burlesque, che con sensualità, intelligenza e ironia sedusse l’America degli anni ’30 e ’40.

Gypsy Rose Lee vista da Maurice Seymour.

Il neo-burlesque è femmina. Non ne facciamo una questione di forme né di ciò che appare: qui si parla di testa. Alcune delle donne più importanti che hanno fatto la storia del burlesque nella sua golden age si distinsero per il modo in cui seppero coniugare la loro straordinaria sensualità a doti intellettuali non comuni. Lydia Thompson fu una di queste, come anche Mae West. Ma quella a cui la maggior parte delle performer contemporanee sentono di essere debitrici è Gypsy Rose Lee.

Primi passi nello show business

Nata a Seattle nel 1911, Rose Louise Hovick scelse la via dello spettacolo per questioni soprattutto alimentari: in seguito al divorzio dei genitori, lei e sua sorella June dovettero badare al sostentamento della famiglia lavorando in spettacoli di vaudeville, con il sostegno morale della madre. Se, all’inizio, la più brillante tra le due sembrava June – ballerina di tip tap –, in seguito la vera star si rivelò Louise.

Il debutto nel burlesque

Il burlesque sembrava decisamente la sua strada, fin dalle prime esibizioni: contrariamente alle colleghe, la maggior parte delle quali interpretavano sul palco dei personaggi assolutamente consci della loro missione di spogliarsi per eccitare il pubblico, Rose aggiunse un elemento comico basato sul finto errore: il suo personaggio entrava in scena e, per sbaglio, si denudava!

Con il passare del tempo, la nostra si lasciò alle spalle questo ruolo naif, in favore di uno decisamente più raffinato: quello di Gypsy Rose Lee, una donna dell’alta società, estremamente affascinante e femminile, che sapeva sedurre il pubblico sia sfilandosi un reggicalze che con una battuta arguta.

L’intelligenza è sexy

Gypsy Rose Lee
Gypsy Rose Lee

Quello era il tempo del gimmick, ciò che riusciva a distinguere una stripteaser da ricordare da una qualunque. Il gimmick poteva essere un elemento particolare da usare sovente nelle proprie esibizioni (come le colombe di Rosita Royce), ma anche un’abilità singolare (come gli incredibili movimenti del ciclone umano Georgia Sothern).

Il gimmick di Gypsy era la sua stessa reputazione di donna intellettuale e di alta classe. Non per niente divenne una delle artiste di punta degli spettacoli burlesque dei fratelli Minsky, per i quali si esibì per ben quattro anni.

La stripper scrittrice

L’intelligenza di Gypsy non era solo una caratteristica del suo personaggio: spesso autrice dei suoi testi dall’ironia tagliente, firmò anche due romanzi di genere thriller: The G-String Murders (1941) e Mother Finds a Body (1942), il primo dei quali, ambientato nel mondo del burlesque, divenne nel 1943 un film interpretato da Barbara Stanwick, Lady of Burlesque. Nel 1957 uscì negli Stati Uniti l’autobiografia dell’artista, Gypsy: A Memoir. Da essa, nel 1959 venne liberamente tratto un musical teatrale, Gypsy: A Musical Fable, che nel 1962 divenne il film Gypsy; entrambi sono incentrati soprattutto sulla figura della madre della protagonista.

Gypsy Rose Lee morì il 26 aprile del 1970.

Una curiosità, per chiudere: Henry Louis Mencken, giornalista statunitense, saggista e studioso della lingua americana, si adoperò, su richiesta dell’interessata, per trovare un modo più dignitoso per indicare il modo in cui Gypsy faceva la sua professione. Il risultato fu il termine ecdysiast che deriva da ecdisi (dal termine greco έκδύω), vale a dire il processo di muta degli insetti.

A. R.