Boylesque: uomini in un mondo di donne



DandywOlly sul palco del Burlesque Garden 2010. Ph Alida Reinhardt

Dopo i tanti eventi segnalati in questi mesi, questa volta ci dedichiamo ad una piccola riflessione riguardo un fenomeno che, in Italia, è ancora alle sue fasi iniziali, ma che senz’altro è degno di attenzione: il boylesque.

Se le artiste burlesque, in termini pratici, s’ispirano talvolta allo stile circense, metaforicamente ogni esibizione burlesque cammina in bilico su un filo: quello che ha ai suoi limiti da una parte la sensualità e dall’altra l’ironia; sotto tale filo, c’è tutto quello che è bene evitare: la volgarità, la banalità, l’eccesso. In mezzo, purtroppo, non c’è nessuna rete di protezione.

Una posizione scomoda per le artiste burlesque e forse ancor più per gli artisti loro colleghi, i boylesquer.

Se per una donna, sul palco, sottolineare la propria naturale sensualità è un rito che coinvolge anche il trucco e l’abbigliamento, per un uomo – tradizionalmente meno abituato a mettere in evidenza artificialmente le sue caratteristiche seduttive – l’attività del boylesque comporta una serie di rischi.

Il peggiore è l’effetto spogliarellista dell’8 marzo: da evitare come la peste, in quest’ambito, perché rischia di avvicinare pericolosamente la parodia (il neo-burlesque) al suo originale (lo spogliarello, appunto), creando quella confusione di cui spesso è oggetto questo intrattenimento. Un altro rischio è quello di sfociare nel drag show: un tipo di spettacolo che spesso corre su binari paralleli a quelli del neo-burlesque, ma che è più anziano di esso, oltre ad avere una diversa e precisa identità. Terzo rischio: eccedere l’aspetto ironico, buttandola proprio sul comico e lasciando totalmente da parte la componente sexy.

Alan DeBevoise.

Personalmente, ferma restando la gravità del confondere il neo-burlesque con lo strip da night, ritengo assolutamente accettabili gli altri due rischi (chiamarli errori sarebbe troppo) di cui sopra, anche perché sono difficilmente evitabili. Basta pensare ai diversi artisti boylesque che, in giro per il mondo, sono perfettamente integrati nella scena neo-burlesque proponendo esibizioni divertenti e, spesso, di grande intrattenimento spettacolare.

Tigger (anzi: Tigger!), per esempio, è il primo artista ad aver vinto il premio come Mr. Exotic World all’americano Burlesque Hall of Fame Weekend, l’Oscar del burlesque: un boylesquer che ha alle spalle una solida esperienza come attore teatrale, ma che è nei panni (talvolta femminili) a base di lustrini che dà il meglio di sé.

Le esibizioni di un suo collega, Roky Roulette, hanno invece una maggiore concentrazione di testosterone, sempre e comunque smorzato da note ilari: la sua abilità nello spogliarsi saltando ininterrottamente con un pogo stick è incredibile, ma sono anche notevoli certi suoi travestimenti, come quello da Colonel Sanders (fondatore e immagine della catena di fast food Kentucky Fried Chicken).

Cito volentieri anche The Evil Hate Monkey, un folle personaggio vestito da scimmia (da non confondersi con Gorilla X) che lavora in coppia con Trixie Little, mettendo in scena numeri tra acrobazia e burlesque dal forte contenuto comico, quasi fumettistico.

In Italia sono soprattutto due (ma non sono soli), i boylesquer che stanno lentamente unendo le loro forze a quelle delle più numerose colleghe:

Il primo, in termini di anzianità sul palco, è DandywOlly, nato al romano Micca Club come buffo assistente delle artiste del locale, passando attraverso il ruolo di coprotagonista degli act, fino ad avere dei numeri tutti suoi, sempre originali e di successo.

Con lui, Alan DeBevoise, assistente del sottoscritto sul palco del milanese Connie Douglas, dotato di un formidabile alter ego boylesque che lo sta facendo diventare sempre più richiesto anche in questo ruolo.

Insomma: la via è irta di difficoltà, ma di posto ce n’è, quindi fatevi vivi, aspiranti boylesquer.

A. R.