Jack Levitz: speakeasy, burlesque e tribunali
Jack Levitz: una vita sempre al limite della legalità e un’arte che sbeffeggia le autorità con le armi del burlesque e dell’ironia!
Anni duri, quelli del proibizionismo. Soprattutto per Jack Levitz, un artista con un talento particolare nel cacciarsi nei guai con la legge.
Levitz (Vilnius, 17 settembre 1896 – New York, 1964), il cui nome legale era Ebbitt Abraham Levitz, era lituano ebreo. Migrò con la famiglia nel Connecticut a fine ‘800 per sfuggire a disordini civili in atto nel suo paese d’origine. Si stabilì successivamente con la moglie nella zona giamaicana del borough di Queens, a New York.
Un’incorreggibile canaglia
Durante il corso della sua esistenza ebbe diversi problemi con la giustizia anche se pare non essere mai stato effettivamente incarcerato.
Per sfuggire alla polizia e giustificare i suoi guai fornì spesso false generalità, sopravvisse per alcuni periodi della sua vita tramite truffe. Sostenne anche di aver ottenuto la laurea presso la Facoltà di Belle Arti della Yale University (anche se la scuola è in grado di confermare solo che Levitz ha frequentato le lezioni durante l’anno scolastico del 1917-1918).
Ironia e provocazione su tela
Un artista perennemente indebitato e senza soldi, esponente di un realismo sociale che volge le proprie disavventure in chiave ironica con un gusto sfacciato per la provocazione.
Le tematiche che tratta nelle sue opere vedono spesso protagonisti personaggi della contemporaneità, e certamente attivi nella sua personale vita quotidiana: artisti circensi, scene di spettacolo e di vita cittadina, ma anche storie di gangsters e malavitosi.
Burlesque e circo in tribunale
Nel 1931 venne arrestato per aver posseduto e gestito uno speakeasy, aneddoto che lo porterà a realizzare opere di scherno verso le autorità, e che lo renderanno noto proprio per questo.
Frequentemente infatti, Levitz ritrae ballerine di burlesque e artisti circensi davanti ai giudici in aule di tribunale. Questo proprio a ironizzare e burlarsi delle autorità giudiziarie, che spesso vengono rappresentate in espressioni di gradimento e ammiccamento nei confronti delle seducenti performer imputate antistanti il bancone del tribunale.
Tra gli anni ‘40 e gli anni ‘50 aprì diverse attività in proprio, tra cui una galleria d’arte dove, per meno di 100 dollari un cliente poteva acquistare un’opera d’arte firmata da Ryder, Renoir o altri artisti famosi. Levitz non ha mai affermato né smentito che quei quadri fossero autentici…
Testimone di un’epoca del burlesque
La produzione di Levitz è stata discreta ma, forse anche a causa delle tematiche controverse, non ha mai raggiunto un successo commerciale in linea con il gradimento da parte della critica.
Eppure la sua arte resta una testimonianza ilare, spregiudicata e coraggiosa, oltre che interna, di un sottobosco del mondo dello spettacolo, legato indissolubilmente al suo tempo. In un certo senso, una testimonianza perfettamente in linea con l’anima irriverente del burlesque.