La Femlin di Playboy: la donna come animale da compagnia

La Femlin di Playboy: la donna come animale da compagnia

Qualche riflessione sulla Femlin: la piccola “donna di compagnia” simbolo di Playboy.

La copertina del volume celebrativo della Femlin disegnata da LeRoy Neiman
La copertina del volume celebrativo della Femlin disegnata da LeRoy Neiman

Nel 1953 – anno di fondazione della rivista – le redini degli Stati Uniti erano strette saldamente dalla popolazione W.A.S.P. (acronimo di White Anglo-Saxon Protestant), che gestiva l’assetto politico ed economico, ma determinava anche l’orientamento culturale del Paese.

Chi non aveva nelle vene il sangue dei colonizzatori inglesi se la passava male, e avrebbe dovuto aspettare ancora un decennio per la legislazione sui diritti civili. Poco meglio andava alle donne, anche se bianche, di origine anglosassone e protestanti.

Non è questa la sede in cui approfondire la condizione femminile dell’epoca: c’è chi ha approfondito l’argomento meglio e con maggiore competenza del sottoscritto. Ma desidero ricordare un personaggio, legato a Playboy fin dai primi anni della pubblicazione, che rivela in modo decisamente chiaro il suo humus culturale reazionario e come fosse intesa la donna sulle pagine della rivista.

La Femlin: una Venere tascabile

La Femlin nella coppa, tra il merchandising ufficiale di Playboy
La Femlin nella coppa, tra il merchandising ufficiale di Playboy

Il personaggio della Femlin apparve dal 1955 nella sezione di Playboy dedicata alle barzellette (Playboy’s Party Jokes). Creata dall’illustratore e artista LeRoy Neiman su richiesta dell’editore, la Femlin è un minuscolo essere di sesso femminile.

Alta circa 30 centimetri, capelli neri lunghi e mossi, completamente nuda fatta eccezione per un paio di calze autoreggenti nere, tacchi e guanti lunghi. A volte con il pube al naturale, altre completamente depilata.

Il nome Femlin (che, a dispetto della lettera maiuscola che uso in questo post, non è il nome proprio di un individuo, bensì quello di un’intera specie) mette in luce anche la sua identità.

All’origine ci sono i termini femalegremlin che, perso il suo precedente significato di spirito maligno dell’aria (quello immortalato anche in un celebre episodio di Ai confini della realtà, Incubo a 20.000 piedi, con William Shatner), ricorda più il famiglio, il demone minore delle streghe.

Ma, a differenza del ruolo di servitore di queste, la Femlin è più un animale da compagnia antropomorfo, buffo e sexy, giocherellone e bisognoso di cure. Anche se si va in una direzione diversa da quella dell’oggettificazione della donna, la scelta è comunque discutibile.

L’animale domestico dello scapolo

La Femlin è ritratta in situazioni divertenti, che ne rivelano il carattere giocoso e malizioso, spesso alle prese con gli oggetti che possiamo immaginare presenti nell’appartamento di uno scapolo (il bachelor pad, tanto popolare negli anni ’50 e ’60 da originare persino un genere musicale, la bachelor pad music): cravatte, nécessaire da rasatura, posaceneri, giradischi, coppe da martini e simili.

Negli anni la Femlin è diventata un elemento iconico di Playboy, magari non quanto il coniglio con il papillon, ma senz’altro molto riconoscibile, tanto da diventare oggetto di merchandising e da essere animata per la serie televisiva tratta dalla rivista fondata da Hugh Hefner.

Il neo-burlesque su Playboy

La Femlin di Playboy
La Femlin di Playboy

Nel 2009 ebbi l’opportunità di scrivere per l’allora rinata edizione italiana della rivista. Ne fui lieto e onorato perché Playboy non era più ciò era decenni prima: sulle sue pagine, i ruoli dei due sessi erano considerati diversamente rispetto al passato. Forse anche perché da diverso tempo la CEO era Christie Hefner, figlia di Hugh.

Gli aspetti maschilisti arroganti e ignoranti (che, ammettiamolo, sono decisamente lontani dal modello di uomo metropolitano e cosmopolita, elegante e virile, al quale dovrebbe ispirarsi il target di lettori della rivista), erano un pallido ricordo ed erano ormai appannaggio soprattutto di pubblicazioni simili, meno blasonate e, soprattutto, non così storiche.

Non è un caso che l’argomento che fui chiamato a trattare fosse il neo-burlesque: un genere speculare (quindi apparentemente simile, ma diametralmente opposto) rispetto al burlesque originale; uno spettacolo dall’animo (anche) femminista, rispetto al maschilismo di un tempo.

Old habits die hard

Eppure, nonostante i mutamenti di epoche e di target, Hugh Hefner, fondatore nonché uomo immagine di Playboy, ha proseguito nello stile vita (reale o inscenato?) che ne fatto un’icona e che è legato a doppio filo a ciò che era la rivista ai suoi esordi. Si pensi anche alle ultime volontà, relative alla sepoltura accanto alla tomba di Marilyn Monroe. Una sorta di omaggio alla diva, secondo Hefner. Non sapremo mai quanto gradito.

A. R.