Bettie Page. In lode di Nostra Signora dello Scudiscio
Su Bettie Page, la pin-up più famosa di sempre, icona fetish e BDSM, nonché musa ispiratrice di tante burlesque performer, è stato detto e scritto molto. Noi le dedichiamo un inno in prosa firmato da Andrea Bruni, critico e storico del cinema.
Gli americani hanno avuto due paladini del Sesso Libero, o meglio, liberato dai cilici del Puritanesimo più retrivo.
In superficie il caro Alfred Charles Kinsey che col suo Il comportamento sessuale dell’uomo (1948) ha riscaldato i talami d’America donando un rassicurante alfabeto alle più recondite pulsioni.
Sotto, in penombra, in quella no man’s land all’ombra del mondano Chateau Marmont, sentina di celluloide dei vizi, Nostra Signora dello Scudiscio.
Cioè la benefattrice che, negli anni della Guerra Fredda, elargiva agli americani ciò che Ava Gardner, Jane Russel o persino Mamie Van Doren mai e poi mai avrebbero potuto esplicitare: il sogno proibito, il brivido fetish, la sculacciata inferta con dolcezza per sedare il malcelato gorgogliare dell’Es.
Sempre sia lodata Bettie Page col suo sorriso, più sincero e cristallino di quello di un’Annette Funicello, Lolita rappresa dai sudari della sessuofobia.
Sempre sia lodata Bettie Page con le sue danze casalinghe in lingerie, davanti a sfatti divani e tendine a fiori…
Sempre sia lodata Bettie Page per aver aperto la strada a Lili St. Cyr, Tempest Storm, Tura Satana, dionisiache Vestali, baluardi – è un dato di fatto – della Controcultura, quando anche il Porno, prima che venisse trasformato in sterile catena di montaggio, era sinonimo di Libertà.
Riguardiamo, silenti e ammirati, i tremolanti spogliarelli black and white di Teaserama e Striporama, ristampati dall’anglosassone Cult Epics e godiam della loro disgraziatissima purezza fino alle lacrime.
Bettie Mae Page (22 aprile 1923, Nashville, Tennessee – 11 dicembre 2008, Los Angeles, California)