Bob Fosse: All That Burlesque

Bob Fosse: All That Burlesque

Bob Fosse, l’uomo che ha segnato la storia del musical tra gli anni ’70 e ’80 aveva le sue radici artistiche nel burlesque. Scopriamo insieme perché!

Oh, you’re gonna see your Sheba shimmy shake.
And all that jazz…

(dal musical Chicago)

Noi che ci siamo appassionati di burlesque scoprendo prima il neo burlesque negli anni ’90, per poi risalire alle radici, pecchiamo spesso di ingenuità. Per quanto sia vero che il burlesque non faccia parte (almeno non in senso stretto) della cultura dello spettacolo leggero italiano, è comunque innegabile che tendiamo inizialmente a ridurre questo tipo di show a pochi oggetti scenici, come boa di piume, tacchi alti, calze con la riga, cappellini, glitter e via banalizzando.
Ovvero: apparenza.

Liza Minnelli con Bob Fosse durante le riprese di “Cabaret”.

Colpevolmente non approfondiamo e tralasciamo elementi fondamentali che sono invece la sostanza del burlesque (qui s’intende soprattutto il tipo di esibizione originaria, non quella contemporanea caricata di significati altri).

Proviamo, invece, ad avvicinarci a questa performance in un modo differente. E facciamoci accompagnare da un Virgilio d’eccezione: Bob Fosse.

 

Un genio eclettico

Nato a Chicago nel 1927, Bob Fosse è stato un personaggio eclettico, con una visione a 360° dello spettacolo: attore, ballerino, coreografo, regista, sceneggiatore, persino montatore!

Passava abitualmente dal teatro al cinema, lasciando sempre le sue inconfondibili impronte che sono anche oggi fonte d’ispirazione. Portano la sua firma, diretta o indiretta, cinematografica o teatrale (o entrambe), Cabaret, All That Jazz, Chicago, Sweet Charity e molti altri titoli.

Il tutto, quasi sempre in collaborazione con Gwen Verdon, attrice, cantante, ballerina e coreografa, ex moglie e angelo custode di Fosse fino alla fine (per comprendere meglio il rapporto tra i due, consigliamo la mini serie televisiva Fosse/Verdon con Sam Rockwell e Michelle Williams, e il libro da cui è tratta, Fosse: The Biography di Sam Wasson).

Nella sua storia personale e artistica, Bob Fosse ha preso molto dal burlesque e, in tempi più recenti, il neo burlesque ha preso molto da lui.

 

L’adolescenza tra le stripper

Ai tempi delle scuole superiori, il giovane Bob lavorava saltuariamente come ballerino con un amico, con il quale formava il duo The Riff Brothers. La loro gavetta prevedeva di trovarsi sempre sui palchi di locali piuttosto inadatti alla loro età. Come si legge in All His Jazz: The Life and Death of Bob Fosse, di Martin Gottfried (nostra traduzione):

Bob aveva già sviluppato un sano entusiasmo per le ballerine di striptease e s’intrufolava regolarmente negli show burlesque di Minsky, tra Lake Street e Van Buren Street (probabilmente il riferimento è al Rialto Theatre, ndt).

Lì scoprì un tipo di intrattenimento di basso livello ma ebbe anche un’idea più ampia degli elementi dello spettacolo, come le gag comiche prettamente visive. Lui prese questi elementi e li aggiunse al suo bagaglio di conoscenza dello show business.

Comunque, una cosa era godersi uno show burlesque completo di ballerine di striptease, un’altra era lavorare nei locali di spogliarelli, anche per scafati vaudevillians come i Riff Brothers. Nonostante la loro spavalderia, i ragazzi erano ancora giovani e davvero ingenui. Dopotutto, avevano solo sedici anni.

 

Roy Scheider (al centro) nel delirante finale di “All That Jazz”.

Memorie di un giovane uomo

L’esperienza è messa in scena in una gustosa sequenza di All That Jazz (1979), sorta di testamento della vita e dell’arte del regista, smaccatamente autobiografico (benché il protagonista abbia un nome diverso).

Vediamo, così, nei ricordi del personaggio principale, l’imbarazzante momento in cui, da adolescente, salì sul palco di un locale dopo essere stato eccitato dalle spogliarelliste in vena di prese in giro, con il risultato di una evidente macchia davanti ai pantaloni… Un episodio preso dalla realtà, e che Fosse riportò divertito sul grande schermo.

 

L’eredità del burlesque

Il contatto costante con questa sessualità così libera ebbe un ruolo determinante nella sua formazione artistica e nel suo stile. Negli anni successivi, integrò molti elementi erotici all’interno delle sue coreografie. Si pensi ai colpi di bacino, alla rotazione delle spalle, all’uso delle sedie, alle gambe aperte.

Il richiamo immediato, perché più conosciuto, è a Cabaret (1972), il film con Liza Minnelli, ma si tratta di elementi presenti in molte opere di Fosse, anche in quelle che non hanno alcun collegamento apparente con gli spettacoli burlesque, il vaudeville, ecc.

Prendiamo, ad esempio, il numero “Percussion 4” tratto dallo spettacolo Dancin’ (1978): diversi passaggi della coreografia evidenziano il debito nei confronti delle sue esperienze adolescenziali, tra shoulder shimmy e pelvic thrust. Gustateveli nell’interpretazione di Edwaard Liang.

Guarda il video su YouTube >>

Dopo aver visto questo video, ci potremmo chiedere: ma dove sono le piume di struzzo, i pasties, le paillettes, Harlem Nocturne, Fever, eccetera? Già, non ci sono. Eppure, neanche troppo nascosto, c’è anche il burlesque.

 

Il neo burlesque e Bob

Bob Fosse ha preso dal burlesque e dal suo mondo, ma il neo burlesque si è riappropriato di tutto. Succede sulle assi dei palchi di teatri e locali, dove le performer (viene da chiedersi quanto consce del percorso artistico di Fosse) replicano le mise e i movimenti di Liza Minnelli nel già citato Cabaret o si esibiscono sulle note di “All That Jazz”, dal musical Chicago.

Ma succede anche sul grande schermo, dove il regista Steve Antin, nel film Burlesque (2010) si è “ispirato” e ha “omaggiato” apertamente l’eclettico artista nelle coreografie, nei costumi (e un po’ anche nello script, che contiene elementi di Cabaret).

Visto questo, sposiamo quanto contenuto in questa immagine…

 

 

A. R.